In meno di dodici ore, Napoli è stata scossa da due eventi sismici di natura diversa: la prima lieve scossa, di magnitudo Md 1.1 alle 04:03, ha fatto sobbalzare i residenti dei quartieri occidentali, mentre a mezzogiorno è arrivata la forte scossa di magnitudo Mw 4.4, avvertita fino al centro città. Queste scosse non sono semplici “brividi” geologici, ma gli indizi più recenti dell’irrequietezza del supervulcano dei Campi Flegrei, una caldera millenaria che sotto il manto urbano nasconde un sistema magmatico complesso e potenzialmente pericoloso.
Gli Eventi Sismici di Oggi
La Scossa “Lieve” del Mattino
Questa mattina, 13 maggio 2025 alle 04:03:06 (UTC+2), la rete sismica INGV ha registrato un terremoto di magnitudo Md 1.1 nell’area dei Campi Flegrei, con ipocentro a circa 2 km di profondità sotto il livello del mare. Subito dopo, un dato analogo di magnitudo Md 1.0 è stato confermato per le 03:58:57, probabilmente riconducibile allo stesso sciame. Sebbene di modesta energia, scosse di questo tipo amplificano la percezione di vivere su un terreno in continua evoluzione.
La Forte Scossa di Mezzogiorno
Alle 12:08 locali, una scossa di magnitudo Mw 4.4 ha fatto tremare case e cuori tra Napoli e i comuni flegrei, con epicentro a pochi chilometri da Pozzuoli e una durata di circa sei secondi . Anche se non si registrano danni gravi, l’evento ha richiamato l’attenzione dei media e delle autorità, riattivando i piani di emergenza locali.
Il Cuore del Sistema: La Caldera dei Campi Flegrei
Una Caldera da Record
I Campi Flegrei coprono un’area di circa 100 km² ai piedi di Napoli, con un diametro della depressione principale intorno ai 15 km . Formata da eruzioni esplosive succedutesi tra 40 000 anni fa e il 1538 (eruzione del Monte Nuovo), la caldera contiene numerosi crateri secondari come la Solfatara e gli Astroni.

Struttura Profonda e Tomografia della Crosta
Studi geofisici recenti hanno mappato zone con caratteristiche fisiche differenti fino a 20 km di profondità, grazie a tecniche di tomografia avanzata . Inoltre, un livello crostale “debole” a 3–4 km di profondità sembra favorire l’accumulo di fluidi in sovrapressione .
I Serbatoi di Fluidi e il Magma
All’interno del vulcano sono stati identificati serbatoi di fluidi magmatici a 2,5 km e 3,5 km di profondità, generati dal degassamento del magma, mentre il serbatoio magmatico principale si trova più in profondità, intorno ai 5 km . Questi volumi di gas e liquidi caldi influenzano il bradisismo—il lento sollevamento e cedimento del suolo—che qui raggiunge tassi di 1–2 cm al mese .
I Rischi e le Implicazioni per Napoli
Bradisismo e Sciami Sismici
Il bradisismo, fenomeno tipico dei Campi Flegrei, si accompagna a sciami di terremoti di magnitudo generalmente inferiore a 3. Tuttavia, la coesistenza di pressioni magmatiche e faglie superficiali può scatenare scosse più forti, come quella di Mw 4.4 di oggi .
Piano di Emergenza e Sorveglianza
L’Osservatorio Vesuviano dell’INGV monitora in tempo reale sisma, deformazioni del suolo e emissioni gassose, gestendo il livello di attenzione (giallo) e i protocolli di evacuazione per oltre 500 000 residenti nella “zona rossa” .
Oltre i Confini di Napoli: Lezioni dal Supervulcano di Yellowstone
A chi vive ai piedi dei Campi Flegrei non può sfuggire il paragone con un altro colosso geologico: il supervulcano di Yellowstone, negli Stati Uniti, la cui ultima super-eruzione risale a circa 640 000 anni fa. Se i Campi Flegrei fossero i “vicini rumorosi” di casa nostra, Yellowstone rappresenta il parente “ultramassiccio” che, pur rimanendo per lo più silenzioso, conserva un potenziale esplosivo inimmaginabile.

Distribuzione delle Ceneri e Impatto Regionale
In caso di una super-eruzione, Yellowstone potrebbe emettere oltre 1 000 km³ di materiali piroclastici, ricoprendo di cenere gran parte degli Stati Uniti occidentali e orientali con uno strato variabile da 1 a 3 mm fino a New York, e fino a 1–2 m nello stato del Montana. Anche uno spessore di pochi millimetri è sufficiente a interrompere i trasporti, contaminare le risorse idriche e causare problemi respiratori diffusi.
Effetti Climatici Globali
L’enorme immissione di anidride solforosa (SO₂) e particelle vulcaniche nell’atmosfera verrebbe convertita in aerosol solforici, riducendo la radiazione solare e abbassando le temperature medie terrestri di 5–15 °C per uno o due decenni, con un’immediata “inverno vulcanico” in grado di compromettere le stagioni agricole. L’eruzione del Pinatubo nel 1991 — mille volte più piccola di Yellowstone — ha già mostrato un calo di 0,7 °C sulla media globale per tre anni, suggerendo la scala del possibile raffreddamento.

Conseguenze Socioeconomiche
Una tale crisi atmosferica metterebbe a repentaglio la produzione di cibo a livello mondiale: la perdita di due stagioni di raccolto potrebbe colpire fino a due miliardi di persone nelle aree agricole più dense, con conseguenze economiche e sociali senza precedenti. Il blocco dei cieli aerei interromperebbe le catene di approvvigionamento internazionale, aggravando ulteriormente carenze e rincari.
Monitoraggio e Piani di Contingenza
Negli Stati Uniti, l’USGS controlla Yellowstone con reti sismiche, GPS, magnetotelluriche e campagne di trivellazione sperimentali; proposte come quella di perforare la caldera per abbassare la pressione magma-gassosa restano però a scala teorica e richiederebbero decenni per essere realizzato. Nel frattempo, le autorità mantengono uno stato di sorveglianza elevato, considerato più pratico rispetto ad azioni preventive invasive.
La Lezione per i Campi Flegrei
Seppure meno esteso di Yellowstone, il supervulcano flegreo ha eruttato circa 40 000 anni fa con forze paragonabili a quelle di caldere ben più famose . L’esperienza statunitense ci insegna che un sistema vulcanico di queste dimensioni può restare inattivo per centinaia di migliaia di anni e poi risvegliarsi improvvisamente, sottolineando l’importanza di un monitoraggio continuo, dell’aggiornamento dei piani di emergenza e della sensibilizzazione della popolazione locale.
In definitiva, il ricordo di Yellowstone funge da monito: anche un lieve tremito mattutino a Napoli deve ricordarci che, sotto i nostri piedi, si annidano forze naturali in grado di cambiare il volto del pianeta.
Conclusione: Il Gigante Che Dorme… Ma Non Troppo
Due scosse significative in un solo giorno non cancellano la storia millenaria dei Campi Flegrei, ma la rinnovano con vigore: il gigante vulcanico sotto Napoli resta un elemento da rispettare e studiare con la massima attenzione. Tra piccoli tremori e grandi epifanie scientifiche, la città si conferma un osservatorio privilegiato per comprendere le dinamiche di uno dei supervulcani più studiati al mondo.
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