MAGNIFICHE COLLEZIONI. ARTE E POTERE NELLA GENOVA DEI DOGI alla Reggia di Venaria

Un’esperienza culturale alla Reggia di Venaria

Gli eventi e le mostre organizzati alla Reggia di Venaria sono sempre di grande impatto culturale-divulgativo, con il conseguente altissimo apprezzamento da parte del pubblico. La regale residenza sabauda -facilmente raggiungibile con la tangenziale e dista poco più di una ventina di minuti da Torino- è la perfetta cornice nella quale inserire prestigiose collezioni d’arte e non solo. La nuova stagione espositiva si apre con la mostra “Magnifiche collezioni. Arte e potere nella Genova dei Dogi”, che prosegue il viaggio intrapreso dalla Reggia di Venaria nei tanti aspetti delle regalità italiane, intese nel senso più ampio, per giungere nella Superba, appellativo con cui era nota Genova.

Una mostra dedicata alla Genova dei Dogi

L’esposizione, realizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, in collaborazione con i Musei Nazionali di Genova-Palazzo Spinola e la Galleria Nazionale della Liguria, è curata da Andrea Merlotti, Clara Goria, Gianluca Zanelli e Marie France Repetto; è visitabile sino al prossimo 7 settembre nelle Sale delle Arti, al secondo piano della Reggia.

Un’esposizione accessibile e inclusiva

Nella progettazione dell’allestimento è stata dedicata particolare attenzione alla fruizione della mostra da parte delle persone con disabilità: è una “mostra accessibile, è un museo che si apre a tutti, nel completo rispetto delle diversità” come ha sottolineato Chiara Teolato, direttrice generale del Consorzio Residenze Reali Sabaude. Sono stati realizzati pannelli visivo-tattili con audiodescrizioni, sottotitolazioni e traduzioni in LIS (Lingua dei Segni Italiana).

Mare, emozioni e memoria nella Genova dei Dogi

Inoltre una piccola, quanto sorprendente parte dell’allestimento è stata dedicata ad un suggestivo richiamo al mare: entrando nella prima sala si è accolti dal garrito dei gabbiani che si perde nel vento, mentre nell’ultima una speciale pavimentazione “immersiva” evoca la sensazione di essere lambiti dall’acqua. Con questa mostra “abbiamo portato il mare alla Reggia di Venaria”, ha scherzato Michele Briamonte, presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e vicepresidente dell’Associazione Residenze Reali Europee.

Sei sezioni per raccontare la Genova dei Dogi

Il percorso espositivo è articolato in sei sezioni, distribuite in 13 sale, che propongono le ricche collezioni d’arte -dipinti, sculture, arredi, bronzi e argenti- del Sei e del Settecento che raccontano del secolo d’oro di “Genova pittrice”, teatro del barocco e officina di una grande scuola di pittura.

Famiglie nobili e collezionismo nella Genova dei Dogi

Sono raccolte d’arte appartenute ad alcune fra le più importanti famiglie patrizie genovesi come i Pallavicino, i Doria, gli Spinola, i Balbi, conservate ora a Palazzo Spinola di Pellicceria e ai Musei Nazionali di Genova. Sono esposte alla Reggia di Venaria circa cento opere che bene illustrano un’epoca, realizzate da Peter Paul Rubens, Antoon Van Dyck, Orazio Gentileschi, Guido Reni, Carlo Maratti, Angelica Kauffman, oltre ai celebri dipinti dei maestri della scuola figurativa genovese come Domenico Piola, Bernardo Strozzi, il Grechetto, Giovanni Battista Paggi, Gregorio De Ferrari e Bartolomeo Guidobono (attivo tra Genova e la corte di Torino).

Il doge come simbolo di potere nella Genova dei Dogi

Genova, un’antica repubblica, una città di facoltosi mercanti e banchieri, retta da un duca, il doge; ma chi era? Il doge era eletto dal patriziato genovese che dal 1528 restava in carica due anni. Le famiglie si contendevano quindi l’elezione ostentando le proprie ricchezze, gareggiando per sfarzo e prestigio; le loro collezioni d’arte erano degne delle maggiori casate principesche d’Europa: il fenomeno del collezionismo è stato quindi incisivo e molto vivace nella Superba. Spettava dunque a Rubens, a Van Dyck ed a importanti pittori fiamminghi ritrarne l’alta aristocrazia.

Ritratti e potere nella Superba

La mostra prende avvio e affascina subito con l’imponente olio su tela “Ritratto di Giovan Carlo Doria a cavallo” (1607) di Rubens. Il dipinto è un vero manifesto di potenza del più intraprendente collezionista dell’epoca, Giovan Carlo Doria, tanto che aveva concesso alcuni locali del suo palazzo a G.B. Paggi affinché tenesse un’accademia di pittura. Il doge Agostino Pallavicino (1577-1649) si rivolge a Van Dyck per il “Ritratto di Ansaldo Pallavicino bambino” il figlio di quattro anni, in cui l’artista esalta la propria abilità nel rendere l’innocenza e la spontaneità dei bambini.

Argenti, salotti e l’evoluzione del ritratto

Sono esposti bacili e vasi in argento, finemente cesellati, commissionati dallo stesso Agostino Pallavicino a rinomati argentieri fiamminghi: nel Seicento l’argento era considerato il metallo più prezioso con il quale la corona spagnola saldava i debiti con i banchieri genovesi.
Le quadrerie nei salotti -preziosamente arredati- ostentavano ritratti di dogi e cardinali, a documentare l’importanza della famiglia di appartenenza. E proprio la ritrattistica permette di comprendere il mutare delle mode e dei modi.

Iconografia dogale e nuovi stili nel Settecento

Giovanni Maria Delle Piane, detto il Mulinaretto, con Domenico Parodi, uno dei ritrattisti più quotati del genovese, nel suo scenografico “Ritratto del doge Pietro Durazzo” (1685) tutti gli elementi – dai simboli del potere, appoggiati sul tavolo, ai tessuti pregiati- concorrono a ricreare un ambiente simile a una sala del trono, rinnovando la tradizionale iconografia dogale di rappresentanza. I colori del doge erano rosso e oro; indossava il robbone, una sopravveste lunga sino a terra, sulle spalle aveva un manto in tessuto dorato e una mantellina in ermellino.

Fine dell’epoca dorata della Genova dei Dogi

Diversa è la scelta del nipote di Maddalena Doria, che per il suo “Ritratto di Paolo Francesco Spinola” (1794) dipinto da Angelica Kauffman, rispetto ai magniloquenti ritratti degli avi, vuole essere rappresentato come uomo di cultura, alla moda, contornato da libri, al passo con le nuove tendenze, con sguardo sereno. Forse inconsapevole dell’imminente arrivo della Rivoluzione Francese e la caduta della Repubblica. La fine dell’epoca dei dogi però non comportò la fine delle magnifiche collezioni.

Giannamaria Nanà Villata

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Alla Pinacoteca Albertina di Torino: “La Bellezza Incisa. Dal Cinquecento al Contemporaneo”

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