Il Rinascimento Calabrese, sebbene spesso trascurato, si rivela un crocevia di influenze artistiche e culturali, capace di fondere modelli classici con tradizioni locali. Attraverso monumenti sepolcrali, altari e palazzi nobiliari, la regione ha contribuito in modo originale al linguaggio architettonico del Rinascimento italiano. Analizzeremo il contesto storico-geografico, i principali esempi architettonici – dalla tomba di Oliverio di Somma a Rossano, ai sepolcri Caracciolo di Gerace, all’altare del SS. Sacramento di Squillace fino al nobile Palazzo Lupis di Grotteria – e il processo di riscoperta dell’antico che ha plasmato questa eredità, sottolineando l’importanza di valorizzare un patrimonio spesso “nascosto” ma di inestimabile valore.
Contesto Storico e Geografico
Nel XV–XVI secolo la Calabria fungeva da ponte culturale tra Napoli, l’antica Magna Grecia e i centri rinascimentali del Nord Italia, grazie alle vie di comunicazione marittime e terrestri che collegavano il Tirreno allo Ionio.
La presenza capillare di vestigia antiche, dai templi magnogreci ai resti medievali, ha favorito una precoce riscoperta dell’antico: i monumenti classici, visibili ovunque, diventarono fonte d’ispirazione per artisti e committenti locali.
Un Ponte Culturale tra Nord e Sud
Pur lontana dai grandi centri rinascimentali, la Calabria assimilò le innovazioni stilistiche provenienti da Napoli e Roma, rielaborandole con maestria.
Questo scambio diede vita a un vocabolario architettonico unico, che coniugava solidità materica e dettagli raffinatamente classicheggianti.
Opere Significative del Rinascimento Calabrese
1. Tomba di Oliverio di Somma a Rossano

Nella Chiesa di San Bernardino a Rossano si ammira il sontuoso sarcofago marmoreo del condottiero Oliverio di Somma, scolpito nel 1536 da maestranze napoletane di scuola gaginesca.
Il rilievo rappresenta il defunto in armatura disteso, simbolo del legame tra virtù civica e fede cristiana, e testimonia l’influenza diretta dell’arte napoletana su un territorio “di frontiera”.
Il monumento è collocato nella chiesa tardo‐gotica di San Bernardino, prima costruzione cattolica della città, e simboleggia la promozione di modelli rinascimentali anche in località periferiche.
2. Sepolcri dei Conti Caracciolo nel Duomo di Gerace

All’interno della basilica‐cattedrale di Santa Maria Assunta a Gerace, due sarcofagi marmorei onorano Giovanni e Battista Caracciolo, conti della città tra XIV e XV secolo.
Realizzati nel 1575 da Giovanni Domenico Manni, i sepolcri combinano la monumentalità normanna della cattedrale con dettagli rinascimentali nelle cornici e nei bassorilievi.
La loro collocazione nel transetto destro sottolinea l’intento di coniugare memoria familiare e innovazione artistica in uno degli edifici più grandi e antichi della regione.
3. Altare del SS. Sacramento nella Cattedrale di Squillace

Nella navata destra della Cattedrale di Santa Maria Assunta di Squillace si trova l’altare‐dossale marmoreo del SS. Sacramento, datato agli anni tra fine XVI e inizio XVII secolo.
Il dossale, composto da un trittico a rilievo e statuette ornamentali, testimonia il dialogo tra scultori calabresi e modelli partenopei, in particolare nella resa raffinata delle figure e dei motivi vegetali.
L’opera fu riadattata nel corso dei secoli, ma conserva l’impianto originario, con un altare pensato per enfatizzare la centralità eucaristica.
4. Palazzo Lupis a Grotteria

Edificato nel XVI secolo dalla famiglia de Luna d’Aragona e acquisito nel XVII secolo dai Lupis, il Palazzo Lupis rappresenta uno dei più completi esempi di architettura nobiliare calabrese.
Il portale monumentale, realizzato dalla scuola scultorea di Serra San Bruno, introduce un vestibolo con volte a crociera e sale affrescate, riflettendo la ricchezza e la cultura delle famiglie feudatarie.
All’interno, la vasta biblioteca privata e la cripta originariamente parte dell’antica cappella di Sant’Antonio arricchiscono l’edificio di un valore documentario unico.
La Riscoperta dell’Antico
Nel Rinascimento calabrese, il recupero delle antichità non si limitò agli edifici classici, ma coinvolse tombe, altari e ornamenti, creando un continuum tra antico e moderno.
Studi recenti hanno mostrato come artisti locali sapessero reinterpretare capitelli, frammenti e marmi antichi, reintegrandoli in nuovi contesti con rigore filologico e inventiva.
Questo dialogo – tra vestigia magnogreche, modelli romani e innovazioni tardogotiche – ha forgiato un’identità architettonica calabrese capace di sorprendere l’Italia intera.
Conclusione
Il Rinascimento nascosto della Calabria ci invita a guardare oltre i canonici centri culturali, riconoscendo in Rossano, Gerace, Squillace e Grotteria laboratori di sperimentazione artistica e civica.
Le opere qui analizzate dimostrano che anche territori periferici contribuirono in modo originale al Rinascimento italiano, fondendo antico e moderno con sensibilità elegante e pragmatica.
Valorizzare oggi questo patrimonio significa non solo arricchire la nostra comprensione storica, ma anche rilanciare un turismo culturale che ponga la Calabria al centro di nuovi itinerari di eccellenza.
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